La Storia

Ultima modifica 15 dicembre 2020

Il Comune di Senna Lodigiana

Senna Lodigiana è un comune della Lombardia in provincia di Lodi, con 1.846 abitanti, su di una superficie di 27,02 km² con una densità di 68,32 ab./km². Situato sulla riva destra del Po, è attualmente composto dal nucleo di Senna Lodigiana e le Frazioni di Mirabello San Bernardino, Corte Sant’Andrea e Guzzafame.

Breve storia di Senna Lodigiana

L’epoca romana:

La testimonianza romana è data dalla descrizione di lavori effettuati nel 1800, sul principio di questo secolo a Senna, nell’abbassare un altura detta volgarmente Castellaccio in memoria di un forte che doveva esservi una volta si trovarono tra pietre e cementi anneriti da qualche antica combustione vari domestici arredi scheletri d’uomini e d’animali domestici monete di Gallieno, Valeriano, Claudio Quintilio e Salomina, come pure un metallo coniato, che fra i soldati di vario linguaggio, ignari dell’idioma latino costituivano il segnale per lo scambio delle guardie detto tessera. Queste monete risalenti all’anno 270 D.C. L’epoca in cui avvenne questa distruzione è attribuibile al tempo dei Trenta Tiranni ed all’opera dei Vandali, la prima tra le orde vaganti che in quel turno venne ad invadere l’Italia.

In epoca medioevale:

L’antica “Curtis Sinna” ora Senna Lodigiana già sede per un periodo (915 – 916) di Berengario I, e precisamente allo scomparso Castellazzo ad ovest e sud ovest del paese tra la strada Regina e l’antico Lambro, che furono primarie arterie militari e commerciali nei tempi romani e medioevali. La testimonianza di tre diplomi di Berengario 1, da Senna:

Il primo del 26 luglio 915 a favore di Guidone Vescovo di Piacenza “ACTUM CURTE SINNA”.

Il secondo diploma è del 25 maggio 916 a favore di Berta figlia di Berengario e badessa di S Sisto Piacentino e di S Giulia di Brescia “ACTUM CURTE SINNA”.  

Il terzo diploma è del 27 agosto 916. Fu redatto nel Paese di Senna “Actum in CURTE SINNA” con questo ultimo, Berta otteneva licenza di fabbricare un Castello sulle rive del Ticino “cum bertiscis, spizatis, turribus et merulorum propugnaculis” etc.

In base all’Inventario dei Castelli Pavesi e beni posseduti nel secolo X dal celebre Monastero di S Cristina presso l’antica Regia Corte Olona, è facile identificare la Curtis Sinna di Berengario colla Curtis Sinna tre volte ricordata in quell’inventario quale Senna Lodigiana presso il Po (Padus) il Lambro e la Curtis S. Andree.

La Chiesa di Senna era un tempo Capo di Pieve come lo era ancora nel 1261, ma nell’inedita convenzione del 1364 tra il Comune di Lodi ed il signor Nicoiolo detto Cavazaz (originario di Monza), per sè e per la Comunità di Senna Vecchia (loci Senaveteri), portante privilegi a favore degli abitanti di esso luogo, si danno alla Vecchia Senna i seguenti confini: “Videlicet a mane est hospitalle de Senna (Ospedaletto Lodigiano) coste dicti hospitalis in parte et in parte Guardalobia que descendit a loco sive territorio de Vipizolano (San Martino Pizzolano) et decurrit ad lacum de Linale a meredie hqua ancone (colatore Ancona nel letto dell’antico grosso Lambro) que exit de valle de Senna el labit in flumine padi et in parte ravius aque raxilon (il rezarolus nella Mappa del 1470 circa di Corte S Andrea e Vicinanze in Archivio Negroni, Lodi) - a sero curtis Sancti Andree et in parte Brayla de Laudentiana (la possessione Braglia tra Orio e Senna possesso dei Benedettini di Lodi Vecchio, nei cui pressi sorgeva la stazione Romana ROTA) - a monte costa per quam itur a loco de Senna ad locum de Orio”.

La Senna Vecchia si suppone sorgesse appena a sud, sud est e sud ovest del Castello di Senna in parte sul declivio del terrazzo ed in parte nella bassa allora Lambrana: come l’antico Orium de sublus, od Orio antico.

Finalmente crediamo che la distruzione parziale del Castello e Regale Residenza di Senna sia avvenuta nel secolo XIII, al tempo delle continue lotte Imperiali e Municipali per il possesso dell’arteria Lambrana, e che la totale sua scomparsa è da datarsi dal 1250 al 1416, perché i documenti dell’Archivio Somaglia (secoli XIV e XV) più non ricordano che il Locus o Paese di Senna.

Il periodo storicamente più buio

Nel periodo che va dal XIV° al XVIII° la documentazione e i ritrovamenti sono assai scarsi, troviamo importanti notizie su Santa Maria in Galilea, risale al XV° secolo la distruzione del vecchio castello e del monastero delle monache cistercensi di Santa Maria, incorporato per i redditi a quello di Piacenza. Nel bellicoso periodo andarono perduti i documenti che attestavano la proprietà delle monache in Senna e dopo un ricorso al Papa Sisto IV (21 gennaio 1475), ottennero che i beni fossero restituiti al Monastero di Senna. Si ipotizza la costruzione dell’attuale Chiesa di Santa Maria in Galilea alla fine del XV° secolo.

Tra catastrofi e la peste

A parte le cronache che raccontano la presenza di briganti e bande di fuorilegge, aiutati dalla presenza di boschi in cui era facile nascondersi, emerge un susseguirsi di eventi catastrofici, dal ciclone che devastò tutta la campagna di Senna nel 1501, nel 1503 la Peste fece di nuovo capolino, nel 1510 l’inverno fu così rigido che gelò sia il Lambro che il Po a tal punto da consentire l’attraversamento di questi con i carri, ma venne la primavera e lo scongelamento dei ghiacciai portò un incredibile inondazione che causo numerose vittime, soprattutto nelle bassure. Distrutti i raccolti fu il momento delle carestie e con esse di nuovo la peste. E come non bastasse nel 1512 Massimiliano Sforza arrivato in paese, impose una forte contribuzione, perché aveva bisogno di molto denaro per pagare i mercenari.

Successivamente, nel 1542 densissimi nuvoloni di grosse cavallette, provenienti dal mare, invasero in nostri campi devastando tutte le colture divorandole fino alle radici e spogliando in poco tempo gli alberi di tutto il loro fogliame; di conseguenza un’ennesima carestia colpi la nostra popolazione.

Un’ennesima carestia fu dovuta nel 1570 per il reclutamento dei giovani necessari alle continue guerre che imperversavano, e per non farsi mancare nulla nel 1573 i raccolti furono distrutti da tempestosi uragani, compromettendo di nuovo l’equilibrio economico del paese ove rifece capolino la peste, passò alla storia come “La Peste di San Carlo”. Arriviamo dunque alla Peste del 1630, un cronista del tempo racconta: : “…quelli morti li buttavano sopra i carri, addosso l’uno con l’altro, et li parenti delli malati, per paura che n’avevano, stavano nelle strade, et niuno, per parente che fosse, non voleva andare a vedere l’altro parente, et il padre abbandonava il figlio, la madre la figlia, et così delli altri che era una compassione a vedere questi spettacoli, con abbruggiamento di robe , letti, pagliazzi…” Da una disposizione dell’autorità sanitaria si dice: “Si viene a sapere che in più case di Senna, si trovano persone sospette e trovandosi sospette di peste ..che perciò facciano l’opportune diligenze acciò che questo contagio non vada più oltre serpendo.. che si visitino le case sospette e trovandosi sospetti di peste, si serrino su, e si facciano le provisioni che in ciò fan bisogno.. vi si mantenghino a nome della Comunità buone guardie che stiano sul posto .. fin che sarà ordinato altro in contrario e si parli al sig. prevosto perché si faccia una processione pregando il Signore che ci guardi dal sodeto contagio”. Il decadimento morale e spirituale ci accompagnerà per tutto il seicento.

La prima dominazione Austriaca

Il nostro paese ne venne investito, le truppe dell’Infante di Spagna occuparono il nostro paese e si insediarono nel Monastero di Ospedaletto fissando la sede del loro quartier generale. I giochi si fecero duri, nel 1746 gli austriaci insediarono gli spagnoli a tal punto che li fecero ritirare, l’ennesima catastrofe, una moria di bambini causata dalla grandissima quantità di mosche che infestavano l’aria, nondimeno nel 1756 nelle bassure di Senna la presenza di una lupa sbranò ben 18 persone, otto delle quali, terribilmente mutilate, morirono all’ospedale di Lodi.

Finalmente un po’ di pace (1740-1780) è con il governo di Maria Teresa d’Austria che si inizia una rinascita, si iniziò a valorizzare l’agricoltura, l’industria della seta, si completò il primo catasto e si spezzarono i latifondi in piccole proprietà agricole. In questo periodo a Senna vennero rifatte le strade ed eliminati i portici che fiancheggiavano via Dante. Inizio la forte repressione al banditismo.

Il periodo Napoleonico

Sebbene anche nel periodo napoleonico si sia dato il via ad una serie di riforme di carattere amministrativo, per cui si fece un censimento della popolazione con l’intento di verificare quanti ragazzi potessero andare per le armi, le vessazioni e le requisizioni nei confronti del sistema ecclesiastico portarono i parroci (unica anagrafe fino ad allora) ad omettere i nomi dei disponibili alla leva. Vennero spostati i cimiteri all’esterno dei villaggi. Il desiderio espansionistico di Napoleone lo rese debole a tal punto che, il 12 giugno 1814 gli austriaci riportarono anche Senna sotto il governo austriaco.

La seconda dominazione austriaca

Oltre all’eliminazione del brigantaggio, venne introdotta la scuola pubblica maschile, presente a Senna dal 1801 con circa 50 alunni sotto la guida del maestro Del Miglio Giovanni, fu poi aggiunta anche la prima scuola pubblica femminile. Stessa sorte tocco a Mirabello che nel 1809 con una popolazione di 770 abitanti aveva una scuola con 45 alunni sotto la direzione del maestro Botti Giovanni.

Nel 1836 un’altra tragedia investe la nostra comunità il “Colera” nel mese di agosto a Senna la morte iniziò a mietere numerose vittime. Nel registro della Chiesa Parrocchiale intere pagine con la causa della morte “cholera morbus”, su una popolazione di 3500 anime i morti furono più di 100. In questo periodo torna ad essere protagonista la Chiesa di Santa Maria in Galilea il cui chiostro veniva adibito a lazzaretto in cui venivano ricoverati i contagiati dal morbo. Un giovane e coraggioso medico di 28 anni Angelo Grossi, si fece rinchiudere con i colerosi dal settembre al dicembre di quell’anno.

Le guerre di indipendenza

Senna non fu indifferente, il 18 marzo del 1848, venuta a conoscenza dell’insurrezione di Milano un nutrito nucleo di giovani di Senna, Ospedaletto e di alcuni paesi vicini, si riunirono a Senna e poi a Brembio ed andarono in soccorso dei combattenti milanesi. L’esercito piemontese accorso in aiuto ai Lombardi, varcava il Ticino iniziando la prima guerra d’indipendenza, gli austriaci ripiegando sostarono a Senna con 14000 uomini, tale assembramento causò una infinità di disastri, prepotenze e ruberie che la nostra gente con a capo Angelo Grossi si decise a prendere le armi. Nella fuga austriaca due nostri compaesani, Luigi Vercellesi e Filippo Arata riuscirono a bloccare la carrozza del Gen. Benedek, il quale ha lasciato al suo interno un ufficiale del suo seguito che trovò la morte, lui riuscì ad abbandonare la carrozza poco prima.

Una figura che ha fatto la storia di questo paese

Angelo Grossi nato a Senna Lodigiana il 16 maggio 1808 da Francesco e Geromina Bignami. Laureato in medicina all’università di Pavia. Fu il primo a sperimentare sulla sua persona l’etere solforico utilizzato poi in tutti gli ospedali de Regno. Al ritorno degli austriaci, il Grossi non ebbe vita facile, sorvegliato a vista dalla polizia austriaca. Il Grossi fu designato dalla Società Patriottica Milanese a tenere in custodia la “Bandiera Tricolore”, una spia informò gli austriaci di questa cosa e un giorno di rientro a casa, si trovò con tutto a soqquadro e fortunatamente non fu trovata, la bandiera era nascosta sotto il pavimento dello studio, in caso contrario il plotone di esecuzione sarebbe stato già pronto. Più tardi si seppe che il delatore fu il parroco del paese. Nonostante la stretta sorveglianza prese parte ai moti milanesi del 1849, del 1851 e del 1853 dopo le fortunate battaglie di Solferino e San Martino del 1859. La bandiera fu restituita alla Società Patriottica ed è ora custodita presso il Museo del Risorgimento di Milano. Dopo il 1860, nel 1862 fu Deputato e Senatore del Regno Italiano, fu eletto Cavaliere della Corona d’Italia e dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro poi Ufficiale dell’ordine nel 1872. Fu Sindaco di Senna nel 1878 sostituendo il defunto fratello Pietro, si spense nella sua abitazione a Senna il 5 marzo 1887. Lasciò cospicue sostanze, fondando in Senna un asilo e un Ricovero per i vecchi e poveri del paese. Tuttora la Fondazione Senatore Grossi è attiva sul territorio.

Il 900’ a Senna Lodigiana

Dopo un inizio con numerose difficoltà del mondo contadino, l’organizzarsi del malcontento che prese a dilagare nelle campagne si tradusse in clamorose dimostrazioni intrecciando politica e lotta per i diritti, questo fervore e l’organizzarsi dei fronti rappresentativi fu troncato dalla Prima Guerra Mondiale. La guerra fu un evento che non venne certo colto con entusiasmo, la disciplina e la promessa di terre a guerra finita ci portò a contare sessantasei vittime, alla fine della guerra le promesse non furono certo mantenute, le svuotate casse del Regno non consentirono di mantenerle. Inizio un vento di ideali contrapposti sia in senso sociale che politico, tra scioperi e scontri tra leghe bianche e leghe rosse fino all’avvento del fascismo. Il podestà di allora Castoldi (gli storici lo indicano come il miglior compromesso) amministrò con saggezza, fu costruita la scuola elementare, il campo sportivo con relativa palestra e il cinema- teatro REX.

 Nel 1931 fu terminata l’attuale Chiesa Parrocchiale (iniziata nel 1914) ad opera dell’architetto Venturini di Cremona. Una serie di eventi durante le elezioni del 1929 e del 1934 in cui il partito fascista fece incetta di voti e qualche caso di violenza su coloro che non fossero d’accordo, tutto sommato non furono così rilevanti. Interessante fu la proposta del Podestà di allora sul riutilizzo del letame e dei liquami, quello che adesso chiamiamo “Biogas”. Verso la fine degli anni 30 la vita si avvia sul “piano dell’impero”, la guerra Etiopica, l’impresa di Spagna, l’Asse Roma-Berlino ed infine la Seconda Guerra Mondiale. Partirono molti dei nostri giovani per una guerra non sentita, molti caddero sparsi nei vari scenari di guerra. Dopo l’8 settembre del 1943, i pochi fascisti più accesi cercarono di farsi dimenticare, molti dei giovani di Senna tornarono alle loro case anziché arruolarsi di nuovo dandosi alla macchia. Alla fine della guerra, il 25 aprile chi avrebbe potuto ricevere ritorsioni se non il Podestà Cesare Castoldi a cui venne saccheggiata l’abitazione, gli anziani di un tempo gli riconobbero onestà ed equilibrio.

Il fiume Po, oltre a quelle inondazioni già citate, nel 900’ troviamo quella del 1907, 1917, 1926 e del 1928 ma la torrenziale precipitazione del novembre del 1951 portò il grande fiume a superare di 10 metri il livello di guardia guadagnandosi così il primato sia in volume che in violenza.

Gli anni 50 portano finalmente a Senna l’erogazione dell’acqua potabile, l’incanalamento dell’acqua piovane e delle fogne, venne livellata e asfaltata la strada principale, viene inoltre introdotto il nuovo sistema di illuminazione pubblica.

 

La frazione di Corte Sant’Andrea

Il Comune di Corte Sant’Andrea viene soppresso ed aggregato al Comune di Senna Lodigiana nell’anno 1869.

Situata sulla sinistra del Lambro nel punto della sua confluenza nel Po. Antichissimo paese: era l’anno 887 quando Angilberga, vedova dell’Imperatore Ludovico II, fece dono al monastero di San Sisto in Piacenza dei beni di Corte Sant’Andrea con castello, porto e territorio. In un inventario dei beni del sec. X del monastero di Santa Cristina de Olona si legge che la Corte Sant’Andrea fu donata da Carlo Magno a quel celebre monastero; più tardi rinnovarono la conferma Federico Barbarossa nel 1185; Federico II nel 1232; Arrigo VII nel 1311 e Carlo IV, nel 1355. Agli inizi del 700’ era di proprietà degli Estensi e precisamente di Carlo Filiberto, duca di Modena. Sua figlia sposando il principe Alberico di Belgioioso, gli donò il possesso di Corte Sant’Andrea. All’entrata dell’antichissimo villaggio si egre un arco di bello stile ornato dagli stemmi della casa d’Este e Belgioioso da un lato e dalla casa Trivulzo dall’altro: rammenta la gratitudine del marito “alla benemerita coniuge Anna Ricciarda” (1782). In tempi antichissimi in questi luoghi vi era un grande lago denominato “Lago di Sant’Andrea”.

Sicuramente di importanza è il fatto che Corte Sant’Andrea si trovi ad essere la XXXIX tappa della Via Francigena - importante riferimento per l’attraversamento del Po “Transitum Padi” per raggiungere Roma.

La XXXIX tappa e Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, percorse tra il 990 e il 994 d.c.

La frazione di Mirabello Bellaguarda

Il Comune di Mirabello San Bernardino viene soppresso ed aggregato al Comune di Senna Lodigiana nell’anno 1869.

Buoni e vecchi avanzi si scopersero ad un Molino presso Mirabello. L’aggettivo “Bello” venne evidentemente dalle belle posizioni sulle quali sorgono, al morire dell’alto terrazzo Lombardo nella bassa padana, ex Lambrana: precisamente come l’antico Castrum Zojosum (secolo XIV), passò poi, per la sua bella posizione ecc., in Castrum Bel-zojosum. Si dice, siano stupendi i dati su Mirabello e suo territorio del 1589 (Arch. Somaglia) ed altri del secolo XV.


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